Lo scorso novembre mi arriva questa mail dall’ISPO (Istituto per gli Studi sulla Pubblica Opinione), in cui mi chiedono di rispondere a un questionario sul ruolo dei blog in Italia. «La nostra ambizione – scrivono – è di creare un vero e proprio “Osservatorio delle opinioni dei blogger” che dia spazio e rilevanza alla rete e a coloro che la animano». Interessante, penso, chissà come andrà a finire.
(Premessa leggermente cautelare: l’ISPO, diretto da Renato Mannheimer – che per chi non lo conoscesse è un noto sondaggista e ballerino – è un istituto privato che lavora su commissione per dei clienti: questo significa che le loro ricerche hanno sempre un obbiettivo diverso dal piacere per la conoscenza. Servono, cioè, a qualche cliente per ideare strategie aziendali, di marketing, di comunicazione. In questo caso io non so se c’è un committente – ma lo presumo – né chi sia. Non dubito che lo scopriremo presto)
Ieri mi è arrivata un’altra mail con i risultati. Di per sé piuttosto scarni, sono tuttavia interessanti. Il file completo lo si può scaricare qui. Che cosa dice la ricerca dell’Ispo?
Nonostante l’esplosione dei social network, gli italiani restano affezionati ai blog: poco meno di un quarto della popolazione che ha accesso al web ne legge almeno uno, percentuale che si impenna vertiginosamente tra gli internauti più assidui.
Ancora più elevata la partecipazione tra gli stessi blogger, che hanno una media di 11 blog seguiti con costanza.
Ma perché si segue un blog? Soprattutto per approfondire temi di interesse e per cercare informazioni. Meno, invece, per divertirsi.
I diari online si confermano quindi strumenti di riflessione e di approfondimento più che di semplice svago.
Il grafico (nonostante l’uso di clipart anni ’80) parla chiaro:
Insomma: i blog sono strumenti d’informazione e approfondimento. Che novità! direte voi. Eppure questa semplice constatazione sembra talvolta passare inosservata, non soli ai (pochi, ancora) detrattori della blogosfera, ma agli stessi blogger. Guardiamo la faccenda dal loro punto di vista, soprattutto dal punti di vista di quelli che si occupano di attualità e cultura: la conseguenza immediata di questa presa di coscienza è l’avvertire un’impellente responsabilità nei confronti dei propri lettori. Se è vero, come già scrivevo tempo fa, che i blog sono i nuovi intellettuali, allora [SPOILER DEL MIO PROSSIMO EBOOK] chi li gestisce è richiamato a una vera e propria responsabilità civile, come custode di uno spazio pubblico, abitato dai lettori [FINE SPOILER].
E con questo si aprono più problemi di quanti non se ne risolvano: regole di trasparenza, sostenibilità economica, apertura, cogestione, scelte editoriali. Ma sono problemi inevitabili, su cui è necessario far partire una discussione allargata. Cominciamo?